sabato 12 settembre 2009

PORCA SIDELA

Caro sciur Macchi,
ho ricevuto a casa la mia bella copia d’ul rizadign e sono stato colpito dalle sue parole.
Diversi gli argomenti di cui dibattere, meglio quindi affrontarli uno per volta.
Iniziamo con la televisiun.
Sono perfettamente d’accordo con lei, sciur Macchi, che la disinformazione e il rifiuto di trattare temi seri e importanti per la nostra società siano frutto di un piano architettato sapientemente.
Ma da chi?
Forse da quel potere che vuole controllare il popolo, la gente, la democrazia.
Forse da quel potere fascista che, archiviati i metodi dittatoriali, preferisce la diffusione dell’ignoranza, della beotitudine e della frivolezza.
Forse da persone come Licio Gelli e dalla sua P2 (Propaganda 2), dal suo progetto di rinascita (fascista), realizzato grazie all’associato alla P2 n°1816 tramite televisioni e giornali.
A chi appartiene la tessera n°1816? A Silvio Berlusconi, naturalmente!
Sì, sciur Macchi, il vostro presidente del consiglio, proprio l’amico fraterno dell’Umberto!
In che modo? Con l’alienazione della cultura, della critica, del ragionamento e il controllo dell’informazione.
Sì certo, con quei programmi spazzatura come il Grande Fratello di Canale5 o l’Isola dei Famosi e X-Factor di Rai2.
Sì certo, Rai2, la vostra Rai2, quella del vostro sciur Marano.
Questo, più le vostre leggi razziali approvate ultimamente, più l’introduzione delle vostre ronde, o meglio squadracce, mi fa temere fortemente che siano tornati, che siete tornati.
Chi? Le camicie nere …o verdi, poco cambia.
Questo mi introduce al secondo argomento: i nostar radiss.
I me vecc l’eràn vignàscia da malnà e i cànun da vedàn.
Le conosco le mie radici.
Non sono fatte di polenta e bruscit, ma di storia e libertà.
Come quella di mio bisnonno, Giuàn Cànun, socialista, arrestato e incarcerato dai fascisti con don Monza e don De Maddalena.
Le radici sono fatte di storia, di vita vissuta raccontata dai vecc: per ricordare cose belle da tramandare, e cose brutte perché non siano ripetute.
Ma le nostre radici ce le racconta anche la storia studiata sui libri di scuola.
Perché, se è pur vero che ci sono ancora intere generazioni che non hanno avuto la possibilità di andare al di là della quinta elementare, la maggior parte di noi ormai è arrivata fino alla terza media, se non oltre.
Quindi ignorare completamente Manzoni, Verdi, o addirittura il Risorgimento e le Cinque giornate di Milano, ecc. ecc…, non è giustificabile con il non aver potuto studiare. E poi chi ha ascoltato i propri vecchi non può non aver sentito parlare del Fascismo, della Resistenza e della Guerra di Liberazione.
Perché quando si vuole parlare di storia, nessuno può saper tutto, ma cercare di informarsi un po’, quello sì.
I nostar radis, sciur Macchi: perché non era insieme a me il 25 Aprile a ricordare i caduti vedanesi combattenti per la Libertà?
Il 25 Aprile 1945 il Nord Italia, la Padania per usare un termine a lei caro, è insorta e si è liberata dall’invasore.
L’Italia ha tantissimi dialetti, grazie al cielo ancora ben lontani dall’estinzione e forse in nessun’altra nazione vi sono così tante differenze linguistiche. E’ una ricchezza che viene dalla nostra storia.
Questi idiomi infatti sono la conseguenza di centinaia d’anni di occupazione straniera, che ha influito sul nostro parlare: romani, celti, longobardi, germani, franchi, visigoti, ostrogoti e più tardi spagnoli, francesi, austriaci, sono venuti e hanno lasciato il segno. Siamo il prodotto di tantissime culture, etnie, razze e religioni.
Quindi l’Italiano è la lingua della nostra liberazione dall’occupazione e dal potere straniero.
Volete eliminare quello che non è padano secondo voi?
Iniziate con i numeri, sia quelli arabi 0,1,2,3,ecc.., che con quelli romani I,II,III, ecc..
Poi continuate con la carta, inventata dai cinesi e portata in Europa dagli arabi.
Perchè non abolite l’alfabeto, l’algebra, la geometria, la filosofia, inventate dai greci?
Persino la polenta non era certo un piatto celtico, visto che il mais arrivò dall’America solo dopo che fu scoperta, come i tumàtis e pom de tèra. Certamente c’è stato nel XVI secolo qualcuno che li osteggiava come voi fate col kebap.
Sicuramente vorrete fare a meno anche di Yehoshua ben Yosef, Gesù Cristo di Nazaret, ebreo e palestinese, con la pelle dello stesso colore di quelli che adesso ributtate a mare.
È davvero sicuro di sapere da dove partono i nostàr radis?
Ul me fioo l’ho chiamato Giovanni, come mio suocero, indomito muratore bergamasco, e come mio bisnonno Giuàn.
Ma a mi SamantHa, con la H (nome di origine nord americana) ma par mia un nom lumbard, sciur Macchi.
Già, SamantHa con la H. E questo mi porta al terzo argomento.
Suo nonno diceva: “var pu se ‘na bòna zapa che ‘na bòna lapa”.
Il mio invece diceva sconsolato: “ var pu se ‘na bòna lapa che ‘na bòna zapa”. Porca sidela g’aveva rasùn ùl mè.
Ma sun fai ‘n cù de la malora pa’ fa’ levà il porfido da via I° Maggio.
Poi arrivano il Loris e la SamantHa e scrivono "Via I Maggio, una vittoria della Lega".
Porca sidela. Ma giren anca mò adess.
Per la cronaca, sia chiaro che chi ha fatto togliere il porfido sono stati gli abitanti di via I° Maggio, in particolare l’arch. Fulvio Miatello e, senza false modestie, il sottoscritto.
Un ruolo importantissimo lo ha avuto poi Paolo Salmoiraghi , che fin dall’inizio ci ha aiutato, in disparte, per non dare un’impronta politica a un movimento di popolo.
Anche l’allora difensore civico, avv. Enrico Baroffio, bisogna ammetterlo, prima che facesse carriera e indossasse la cravatta verde, ha compiuto il suo dovere in modo egregio. Ma non si illuda, è forse l’unico di voi presentabile.
La lega invece, forse per non calpestare i piedi alla provincia, dove è in maggioranza, si è presentata solo quando la supa l’era già bel’e cota.
Il sciur Battistella infatti, pur essendosi interessato molto prima di voi, aveva già lasciato la lega da un pezzo.
Non mi sembra proprio da lumbard rubare il lavoro degli altri.

Quindi, caro assessore, lasci perdere la guerra tra polenta e kebap, bruscitt e salsicce pugliesi, e si occupi invece dei problemi quotidiani degli abitanti di Vedano che hanno tante e ben altre aspettative nei suoi confronti.



Rolando Lucioni - Vedano Progresso

1 commento:

  1. Divertente e arguta, questa lettera.
    forse si poteva tralasciare la H, per non scendere allo stesso livello dei verdi nostrani.
    Certamente fa pensare che chi si interessa delle radici a volte si dimentichi, su temi come l'immigrazione, che i nostri nonni Giuan e Ambros siano dovuti partire loro per darci un futuro... e che grazie al cielo a nessuno sia venuto in mente di rispedirli a casa.
    Le radis le avrebbero dovute mangiare per vivere...

    concludo con una battuta di Indro montanelli, che commentando l'albero gnealogico di una nota VIP, se ne era uscito con la geniale affermazione:" a volte gli alberi genealogici e le patate hanno una cosa in comune: la parte buona se ne sta sottoterra".
    meditate gente...

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